- Autore: Roberto Fustini
- Data: 2024
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Maria e Detlef approfondiscono la conoscenza della coppia di cetane, anche in senso biblico. È l’incontro di due mondi, pare quasi uno di quei momenti in cui all’unione segue la sintesi di qualcosa di nuovo, ciò che arriva a sottendere l’alba di una nuova civiltà. Nello stesso tempo, lontano da Valencia, a Roma, il Kommissar Bart Blackbull si trova a dover indagare sulla morte sopravvenuta in un momento di estrema fragilità della vittima. Questi la vive come un sogno, un gioco, un ambiente irreale in cui l’assassino si introduce e perpetra l’omicidio in maniera spettacolare.
E mentre Sharon e Haiku, in modi diversi, si affacciano sul passato, Meredith insegna a Gordon come avvicinarsi alla conoscenza. È qualcosa di antico, o che forse semplicemente non ha tempo. L’unico spirito che dovrebbe permeare l’essere umano, la ricongiunzione pura con l’universo.
Il taxi scivola davanti all’ingresso principale. Lo slargo è dominato da una grande statua color bronzo: rappresenta il primo robot biologizzato che fu creato negli anni Sessanta del secolo scorso. Si chiamava Uno, segnò la antropomorfizzazione ufficiale degli androidi di prima generazione. Da allora questi ultimi vennero chiamati semplicemente robot, differenziandoli dalla generazione superiore definita dal termine ‘androide’.
“Chissà se si resero conto della svolta epocale a cui erano di fronte. Del fatto che la specie umana fosse a quel punto diventata definitivamente ibrida”
«Ti amo, Gi» gli sussurra l’androide prima di scendere dal veicolo.
Gordon sente gli occhi inumidirsi e un piacevole groppo in gola.
“Che fortuna poter vivere questa vita, ora, in quest’epoca”
Avvisa il dispositivo conducente che dovrà ripartire di lì a un’ora, poi raggiunge Titan alla porta d’ingresso. Gli mette una mano sotto il braccio ed entrano insieme nell’edificio, un’enorme semisfera trasparente dietro alla quale emergono alcune torri ricoperte da riquadri bianco avorio alternati a lastre semiopache.
Dalle vetrate che sovrastano l’atrio passa una bella luminosità, accarezza il viavai che anima l’ambiente. Gli ologrammi agli sportelli che si occupano dell’accettazione e di dare informazioni, i medici e i tecnici in camice grigio e azzurro – umani e androidi mescolati in maniera tale da essere distinguibili solo con la scansione psicofisica. Poi ci sono dei LHA impegnati nel recapitare piccoli contenitori da un lato all’altro del Centro, robot che portano lastre di dati o box ermetici nei vari reparti: emettono un lieve ronzio che si trasforma in trilli di allerta quando incrociano qualcuno.
Chi ha accompagnato i propri androidi adottivi consulta pannelli interattivi oppure siede nella sala d’attesa; sfoglia riviste sugli schermi virtuali oppure ascolta musica e notizie, o almeno questo si deduce dalle espressioni assorte.
«Dobbiamo registrarci allo sportello» dice Titan stringendo appena la mano del compagno sotto il suo braccio.
I due si piazzano davanti all’ologramma numero 7. Subito parte lo scanner che identifica l’utente e chiede, alla fine dell’operazione, la conferma dei dati rilevati.
«Deve andare al reparto A.II 13»
«Posso accompagnarlo?» chiede Gordon all’ologramma.
«Certo» gli conferma la figura stilizzata con tiepida cordialità «Assicuratevi di avere a disposizione tutti i dati che sono stati richiesti quando è stato prenotato il check-up»
Gordon e Titan seguono le linee guida riportate in A.R. sulla mappa virtuale a cui l’androide si è connesso appena entrati al Centro. Arrivano in pochi minuti agli ascensori che conducono ai piani superiori delle due torri.
Salgono insieme a un androide maschio dalla pelle azzurrina, ugualmente sul posto per il consueto controllo, e a due membri del personale interno, una donna che indossa un sobrio visore protettivo e un tecnico androide che le sta spiegando come portare avanti una determinata operazione.
Quando arrivano al piano, un robot dall’aspetto matronale illustra loro dove devono recarsi, come districarsi dalla selva di corridoi e stanze il cui utilizzo spesso subisce dei cambiamenti, e che perciò potrebbe non essere sincronizzato con le indicazioni salvate da Titan.
Davanti alle porte di sicurezza, che scorrono di lato e si aprono per far entrare e uscire il personale e i pazienti, Gordon esita. In passato non è mai andato oltre quella soglia, ma questa volta ha la curiosità di vedere come sia l’interno del reparto dove il compagno passerà i prossimi giorni.
«Vieni anche tu? Non mi pare ci siano delle restrizioni» domanda Titan indovinando i suoi pensieri.
«Mi piacerebbe vedere com’è questo posto. E stare con te ancora un po’» gli dice mentre gli pizzica un orecchio.
Una volta dentro, Gordon percepisce da subito un’atmosfera del tutto diversa. Brulica un’operatività intensa, sebbene siano del tutto assenti la concitazione e l’irrequietezza. Da tempo tali derive vengono prevenute, dato che si è capito che possono avere un’influenza negativa sull’emotività personale oltre che sull’efficienza di qualsiasi attività medica e tecnica.
I camici grigi e azzurri sono occupati nell’attivare le procedure e nell’allocare i pazienti presso le stanze adibite al ricovero o al trattamento di ogni singolo caso. Questi sono stati privati degli abiti e seguono i medici e i tecnici ottemperando alle varie richieste che vengono loro fatte. Sono androidi femmina o maschio, espongono le loro nudità senza il minimo senso di pudicizia o di una se pur vaga vergogna.
Non traspare il minimo accenno di morbosità. Gordon non ricorda se sia venuta prima quest’impostazione che riguarda gli androidi o la scomparsa del senso del pudore fra gli umani. Forse è solo una coincidenza che entrambi i fenomeni risalgano agli anni Sessanta. Un periodo che viene ancora ricordato per il diffuso raffreddamento delle emozioni.
“In fondo tutti quanti erano più o meno concordi. Il fatto che gli esseri umani si fossero fatti dominare dall’emotività, nel passato, aveva causato un bel numero di disastri. Situazioni che non erano state irreversibili per un pelo” Solo in occasione dei primi incontri con i proximini era cominciata una rinascita dei sentimenti, e tuttavia era rimasto un certo distacco rispetto a un’emozionalità per così dire problematica.
Gordon pensa che quella fase degli anni Sessanta sia stata una cosa positiva, ha fatto piazza pulita di alcuni complicati meccanismi psicologici, destinati perlopiù a creare difficoltà, ed è stata poi seguita da un sentire comune più equilibrato. Sono tornati ad avere una certa rilevanza il gusto per la seduzione, il mistero e il gioco.
«Tutto bene, Gi?» gli domanda Titan che sta attirando l’attenzione di un tecnico.
«Non penso di aver voglia di vederti nudo qua in mezzo» gli dice Gordon dissimulando l’imbarazzo con una risatina.